di Gianluca Nicoletti
La vecchia “fabbrica” della televisione generalista da tempo ha smesso di essere la più potente matrice dell’ immaginario. La tv nostrana è un reliquiario, attraversato quasi unicamente da viaggi organizzati di pellegrini in cerca di grazia. Chi accende ancora un televisore sintonizzato su canali familiar popolari, lo fa per attraversare l’immensa area espositiva dei corpi santi di coloro che dettero gloria all’ istituzione. Continuiamo a pensare che la tv esista perché si tratta di un territorio che rappresenta le comuni radici fiabesche degli ultimi 50 anni, è a tal punto radicata nell’ esperienza quotidiana che ne è contaminato anche chi la detesti e dica di astenersene.
Mentre però il pubblico generalista si consuma tra le ultime orazioni ai santi protettori del proprio passato emotivo, lo stesso spettacolo è già tracimato in altri ambiti dove un utente/produttore, diversamente catatonico, ne fa materia di fantasiosa e attiva raccolta differenziata. Qui attraverso i semplici strumenti di editing domestico la vecchia tele assume forma nuova nella scissione che ne fanno gli utenti di YouTube. Per puro piacere di rapina si ripubblica in rete il frantume commentato di ciò che passa in tv, ancor più si stanno ricostruendo forme visuali di racconto scandite per generi di vera fiction, con dignità di propri filoni emotivi, situazioni condivise, aree di riferimento comunemente riconoscibili.
In luoghi per nulla misteriosi e occulti la vecchia tv morente sta già dando segnali di resurrezione, non si deve aspettare che il suo pesante e ingombrante hardware semi cadaverico sia seppellito definitivamente. Già avvenne per la radio, che iniziò la sua splendida stagione della rinascita quando smise di essere considerata “un’azienda” o “un apparecchio”, ma piuttosto una modalità espressiva.
Già ognuno di noi ha la “sua” televisione individuale, per ogni nostro ricordo questa rappresenta una verosimile espansione di memoria esterna, tutti ormai sappiamo organizzare le nostre emozioni passate in inossidabili files di foto digitali, di filmati autoprodotti, di brandelli di pensiero trasformati in messaggi brevi o dichiarazioni di status in Facebook.
Tutto quello che non vogliamo finisca nel buco nero delle emozioni implose, lo riversiamo nella periferica on line della nostra coscienza; il codice binario preserva ciò che per noi è degno di non dissolversi, o perdersi nel labirinto delle sinapsi avvizzite dove si deposita la vita passata. Questa è, già da oggi, la tv di domani.