Diversificare produzione e offerta. La strada per tornare a crescere
di Fabrizio Lucherini – Vice Direttore dell’Ofi – Docente di Tecniche della Sceneggiatura dell’Università di Firenze
Nel corso della stagione televisiva appena conclusa (da settembre 2009 a maggio 2010 compresi) Rai e Mediaset hanno trasmesso complessivamente 545 ore di fiction italiana in prima visione, purtroppo comunque al di sotto della soglia critica delle 1000 ore di produzione annua.
Il graf. 1 mostra l’andamento in ore dell’offerta di fiction italiana in prima visione da parte di Rai e Mediaset nelle ultime 10 stagioni televisive.
Rispetto alla scorsa stagione, l’offerta è diminuita di 101 ore, una contrazione che fa seguito ad un calo ancora più consistente registrato nel precedente passaggio interstagionale (- 114 ore). Da tre stagioni, l’offerta di fictionitaliana inedita è in calo; dalla stagione 06-07 ad oggi la contrazione del volume orario è stata pari al 32%. Nel grafico è indicato anche il volume orario di fiction della stagione 1995-1996. Lo scopo è ricordare le fragili basi dell’industria televisiva nazionale: ricostruita quasi dal nulla a partire dalla seconda metà degli anni Novanta, per circa dodici anni ha conosciuto uno sviluppo straordinario che era quasi riuscito a colmare il gap originario. Evidentemente le ragioni della fase di crescita che ci siamo appena lasciati alle spalle si sono esaurite e vanno reinventate, per non disperdere il patrimonio (industriale, culturale e professionale) che la fiction italiana ha accumulato in questi anni di straordinario sviluppo.
Il graf. 2 illustra l’andamento delle “serate di fiction”, ovvero il numero di primeserate che Rai e Mediaset hanno programmato con produzione italiana inedita. Anche questo indicatore presenta una tendenza negativa: nell’arco di quattro stagioni sono venute meno circa 50 serate di fiction. D’altro canto, il dato della stagione 2009-2010 è solo di poco inferiore a quello della precedente (- 5 serate): la fiction di prima serata sostanzialmente “tiene”.
Spiegare la discrasia nell’andamento di questi due indicatori (ore e serate) consente di fotografare con precisione lo stato dell’arte della fiction italiana.
La diminuzione dell’offerta registrata nelle ultime due stagioni si è concentrata soprattutto nel segmento della lunga serialità quotidiana (prima Mediaset e poi Rai hanno chiuso una “soap”), quella più “voluminosa” ed economica. Per fronteggiare la contrazione delle risorse che ha investito il mercato televisivo, Rai e Mediaset hanno scelto di tagliare il segmento più economico ma, almeno in un’ottica di breve periodo, meno strategico per preservare la fiction più costosa e competitiva, quella destinata alla fascia di maggior ascolto.
Pur vedendo il bicchiere mezzo pieno, il problema di un’industria televisiva sottodimensionata rimane. Accanto alle cause esogene della crisi, legate al quadro macroeconomico negativo, ve ne sono altre endogene che vanno prese in considerazione per progettare un rilancio dell’industria della fiction. La principale è una politica produttiva caratterizzata da una scarsa diversificazione: in termini di generi e formati, di fasce orarie (concentrazione in prime time) e di reti. La fiction è realizzata quasi esclusivamente per le reti ammiraglie di Rai e Mediaset, mentre l’offerta di fiction italiana inedita sulle altre piattaforme (non inclusa nei dati dei grafici 1 e 2) si mantiene su volumi ancora estremamente ridotti. Elaborare strategie per superare la scarsa diversificazione della produzione e dell’offerta è la via maestra perché la fiction italiana torni a crescere e realizzi quel pieno sviluppo industriale che fino a poche stagioni addietro sembrava a portata di mano.